PERCORSO DI SOSTEGNO PSICOLOGICO INDIVIDUALE

UNO SPAZIO SICURO PER RACCONTARSI, SCOPRIRSI E RECUPERARE LE RISORSE NECESSARIE A CREARE IL PROPRIO BENESSERE

Le motivazioni che portano una persona a varcare la porta dello studio di un professionista della salute mentale possono essere le più disparate. Un vissuto di sofferenza che non si è più in grado di – o non si è più disposti a – tollerare; un evento doloroso che perturba il fluire tranquillo della vita quotidiana; un sintomo fisico per il quale non si riesce a trovare una causa organica; la pura e semplice voglia di conoscere meglio se stessi e le proprie dinamiche di funzionamento.

Qualunque sia l’insieme di motivi, eventi e riflessioni alla base della scelta di ricorrere ad un supporto psicologico, la mia esperienza, sia personale che professionale, mi porta ad affermare che non si tratta quasi mai di una decisione semplice o presa a cuor leggero. Quando ci si approccia ad un percorso del genere lo si fa molto spesso con un miscuglio interiore di paura e speranza.
Paura (legittima) dell’ignoto, di imbarcarsi in un viaggio del quale si ha solamente una vaga idea della destinazione finale – e a volte nemmeno di quella -, ma non di ciò che si dovrà attraversare per raggiungerla. Paura (anch’essa legittima) che non funzionerà, che sarà un – a volte ennesimo – buco nell’acqua.
E poi c’è la speranza. La speranza di un vivere più sereno, di una qualità migliore della propria esistenza, di un modo nuovo e più funzionale di affrontare problemi e difficoltà.

Il sostegno psicologico, articolato in colloqui a cadenza settimanale della durata di un’ora – in presenza o per via telematica -, è uno spazio dove queste paure e queste speranze, assieme alla sofferenza del/della paziente, vengono accolte, ascoltate, validate e legittimate, all’interno di una relazione basata su:
ascolto attivo;
fiducia;
cooperazione;
– assenza di giudizio.

L’alleanza che si viene a creare tra psicologo e paziente è il contenitore all’interno del quale è possibile avviare un processo di esplorazione di pensieri, emozioni e vissuti. Il fine è quello di sviluppare una buona capacità di lettura dei propri stati interni e di individuare le risorse inespresse che possano aiutare il/la paziente a godere pienamente e consapevolmente della propria esistenza e a gestire al meglio le sofferenze che quest’ultima, inevitabilmente, riserva lungo il cammino.
Concedersi uno spazio sicuro per lavorare sul proprio benessere psicologico è un enorme atto d’amore verso noi stessǝ e le persone a noi vicine. Un’opportunità di accedere ad un’esperienza che, personalmente, reputo magica: l’esperienza della riparazione, o, per essere precisi, dell’auto-riparazione. Perché non è lo psicologo ad “aggiustare il/la paziente”. È il/la paziente che, grazie alla relazione terapeutica, accede alla capacità di “aggiustarsi”. È la vis medicatrix naturae – la “forza guaritrice della natura” – che viene finalmente lasciata libera di agire. E vederla all’opera attraverso i/le nostri/e pazienti è l’esperienza più bella e gratificante che la nostra professione possa regalarci.

Percorsi psicologici online: si può?

Qualcuno forse se ne stupirà, ma ricerche e studi atti a verificare l’efficacia dei percorsi psicologici erogati via internet sono iniziati già nel corso del primo decennio degli anni Duemila. Una delle prime meta-analisi a riguardo risale al 2008 e, nelle conclusioni, viene riportato quanto segue: “I risultati di questa meta-analisi […] forniscono forte supporto all’adozione di interventi psicologici online come attività terapeutica legittima e suggeriscono diversi spunti riguardo alla loro applicazione” (Barak et al., 2008).
Risultati analoghi sono stati riportati da successivi studi e meta-analisi condotte da diversi gruppi di ricerca (Andrews et al., 2018, Fernandez et al., 2021, Lin et al., 2022 per citarne alcune).
Il CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) ha avallato senza riserve l’utilizzo di Internet all’interno della pratica clinica, redigendo delle linee guida apposite che possano garantire una corretta erogazione del servizio.
L’intervento psicologico online, quindi, può essere ormai considerato, al di là di ogni ragionevole dubbio, un intervento di comprovata efficacia.

Questo significa che non vi è alcuna differenza tra un percorso psicologico vis a vis ed un percorso psicologico online? No, questo no: le differenze ci sono, ed è importante conoscerle.
Sicuramente i percorsi online offrono degli innegabili vantaggi dal punto di vista logistico: possibilità di mantenere la continuità dei colloqui anche in periodi di effettiva lontananza fisica, risparmio del tempo normalmente impiegato negli spostamenti, maggiori possibilità per soggetti a mobilità limitata, maggiore flessibilità nella scelta del professionista a cui rivolgersi. Inoltre, il filtro rappresentato dallo schermo può abbassare il gradiente di difficoltà in persone inclini a sperimentare ansia o vergogna all’idea di parlare apertamente di ciò che causa loro sofferenza. 

Assieme ai benefici, però, sono riscontrabili anche delle criticità che sarebbe incauto ignorare. Una delle più evidenti è senza dubbio la perdita di alcuni indicatori che riguardano la comunicazione non verbale. Carl Rogers diceva: “Ascoltare vuol dire capire quello che l’altro non dice”, e molto del “non detto” passa proprio attraverso i movimenti, la postura, il linguaggio del corpo. Questo canale di comunicazione privilegiato, purtroppo, rimane in parte oscurato nell’incontro online, il quale consente, nella maggior parte dei casi, una focalizzazione esclusivamente sul volto dell’interlocutore. Inoltre, è lo stesso psicologo a trovarsi spesso impossibilitato ad utilizzare, all’interno della relazione con il/la paziente, il canale non verbale, molto importante nel veicolare messaggi di sicurezza ed interesse.
Un’altra criticità riguarda l’assenza di un setting fisico: uno spazio reale (e non virtuale) all’interno del quale il/la paziente possa sentirsi “al sicuro” e pienamente liberǝ di esprimere pensieri ed emozioni. Non sempre la propria abitazione garantisce questo tipo di sicurezza e libertà; per questo è importante che il luogo dal quale il/la paziente si connette per i suoi colloqui sia il più possibile privato e al riparo da occhi ed orecchie che non siano quelle dello psicologo.
Infine, non tutte le condizioni di sofferenza psicologica sono trattabili attraverso la modalità online: alcuni casi, infatti, richiedono dei complessi interventi “di rete” che prevedono un lavoro in sinergia di più figure professionali (si pensi, ad esempio, ai DCA o alle dipendenze). In questi casi, un intervento in presenza è sicuramente da preferire.

Ovviamente qualunque professionista della salute mentale adeguatamente formato è a conoscenza dei vantaggi e delle criticità sopra elencate e, pertanto, in grado di consigliare secondo scienza e coscienza, avendo come unico interesse ciò che va in direzione del Tuo benessere. 

FONTI:
Andrews G, Basu A, Cuijpers P, Craske M G, McEvoy P, English C L, Newby J M (2018), Computer therapy for the anxiety and depression disorders is effective, acceptable and practical health care. In Journal of Anxiety Disorders, Vol. 55(70-78).
Barak A, Hen L, Boniel-Nissim M, Shapira N (2008), A comprehensive review and a meta-analysis of the effectiveness of Internet based psychotherapeutic interventions. In Journal of Technology in Human Services, Vol. 26(2-4).
Fernandez E, Woldgabreal Y, Day A, Pham T, Gleich B, Aboujaoude E (2021), Live psychotherapy by video versus in-person: a meta-analysis of efficacy and its relationship to types and targets of treatment. In Clinical Psychology & Psychotherapy, Vol. 28(6).
Lin T, Heckman T G, Anderson T (2022), The efficacy of synchronous teletherapy versus in-person therapy: a meta-analysis of randomized clinical trials. In Clinical Psychology: Science and Practice, Vol. 29(2).