CHI SONO

Mi chiamo Anselmo Zoccali, sono uno psicologo clinico iscritto all’Albo A presso l’Ordine degli Psicologi del Piemonte (n° 11023) e specializzando presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva “Centro Clinico Crocetta” di Torino.

Attualmente mi dedico all’attività di libero professionista a Torino e online. Inoltre, collaboro con il Laboratorio di Formazione e Lettura Psicoanalitica ed il community hub Beeozanam di Torino nella gestione di uno sportello di ascolto psicosociale e nell’organizzazione di incontri di psicoeducazione ed alfabetizzazione emotiva rivolti ai cittadini del quartiere.
All’interno del mio percorso di specializzazione in psicoterapia presto servizio in qualità di psicologo presso l’ASL di Torino nell’ambito di un progetto di sostegno psicologico rivolto a persone con C-PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso) e personale sanitario con problematiche lavoro-correlate.

Nel corso della mia formazione professionale e parallelamente ad essa ho lavorato per oltre dieci anni (2010 – 2021) presso la cooperativa sociale Psicodizione SCS, specializzata nel trattamento dei disturbi del linguaggio e della fluenza verbale. All’interno di questa realtà, con la quale ho collaborato in veste di docente e formatore, ho avuto modo di far fiorire la mia propensione all’aiuto e all’ascolto attivo, di tenere corsi e conferenze nelle maggiori città italiane (Torino, Milano, Bergamo, Verona, Bologna, Reggio Emilia, Brescia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania, Palermo) e di partecipare attivamente, in équipe multidisciplinare, alla creazione di percorsi di crescita personale e team building.
Il mio scopo, come professionista della salute mentale, è quello di aiutare le persone a riprendere contatto con il proprio potenziale e le proprie risorse, utilizzandole al meglio per superare i momenti di difficoltà e gli stati di sofferenza soggettiva e recuperare la condizione di benessere bio-psico-sociale che tutti noi meritiamo.

...AI MIEI PAZIENTI ATTUALI E FUTURI

“Io non ci vado dallo psicologo, mica sono pazzo!”
“Io non ci vado dallo psicologo, i problemi preferisco risolvermeli da solo”
“Io non ci vado dallo psicologo. Vai lì, chiacchieri per un’ora, sganci un sacco di soldi, ma alla fin della fiera non risolvi nulla”

Potremmo andare avanti per un bel po’ a snocciolare frasi di questo tenore, frasi che probabilmente ti sarà capitato di ascoltare almeno una volta nella vita. Per carità, sicuramente al giorno d’oggi il chiedere aiuto ad un professionista della salute mentale è una pratica più sdoganata e molto meno stigmatizzata rispetto a qualche decennio fa, ma certi condizionamenti sono davvero duri a morire, specialmente a livello inconscio.
Anche se, sul piano razionale, la maggior parte di noi ormai sa che non c’è niente di male nel rivolgersi ad uno psicologo per trattare i propri stati di sofferenza, sul piano emotivo è facile che questa idea sia accompagnata da sentimenti di sconfitta, di indegnità…

Ci sentiamo sbagliati, rotti, inadeguati: “Ma tu guarda come mi sono ridotto… a dover andare dallo psicologo”. Magari ci viene in mente il personaggio buffo e, diciamolo, anche un po’ patetico di Woody Allen in film come “Io e Annie” o “Provaci ancora Sam”: un omino triste e pieno di complessi che va in terapia da anni senza alcun tipo di risultato apprezzabile.

Adesso potrei iniziare a smontare una dopo l’altra tutte queste credenze e questi pregiudizi sulla pratica psicologica, ma tanti colleghi lo hanno già fatto in modo ineccepibile prima di me, quindi, se permetti, mi piacerebbe approcciare la cosa da un punto di vista differente: e se ti dicessi che queste credenze uno spunto valido effettivamente ce lo danno? Sto parlando della convinzione che lo psicologo non possa risolvere i nostri problemi: bene, questa è una effettiva verità! Lo psicologo non può risolvere i problemi al posto nostro, non può tirarci fuori di peso dalle sabbie mobili della nostra sofferenza. Non sarebbe un intervento possibile e, a ben vedere, non sarebbe nemmeno un intervento auspicabile o funzionale.
Un mio collega un giorno ha detto che lo psicologo, nella vita del paziente, ha lo stesso ruolo di Sam ne “Il Signore degli Anelli”: Sam non può sostituirsi a Frodo, non può essere lui a portare il peso dell’anello, non può essere lui a gettarlo nel cratere del Monte Fato. Questi sono compiti che solo Frodo può portare a termine, e Sam lo sa bene; quello che Sam si “limita” a fare è stargli accanto, non abbandonare mai il suo fianco, aiutarlo a comprendere le proprie difficoltà ed il modo migliore per portare a termine la sua missione. Ad un certo punto se lo carica letteralmente sulle spalle, è vero, ma lo fa per un breve tratto; non appena Frodo recupera quel minimo di energia per riprendere autonomamente il cammino lo mette giù e si rimette al suo fianco. Ed è esattamente questo che un fa un buon psicologo! Ti aiuta, con le sue competenze specifiche, a identificare e sbloccare quelle risorse “latenti” che, una volta tornate disponibili, potranno essere usate per migliorare la tua qualità di vita. Assieme a lui impari a leggere i tuoi stati interni, ad acquisire consapevolezza su ciò che accade dentro di te e attorno a te, ad accedere a quella saggezza quieta e profonda che è il nucleo sano e vitale di ogni essere umano e che ci aiuta ad affrontare la vita e le sue inevitabili sofferenze e difficoltà. Uno psicologo che tenti di sostituirsi al paziente in questo compito arduo e meraviglioso sta, in realtà, mandando al paziente un messaggio implicito e molto pericoloso: “Tu non sei in grado di farlo, qualcuno deve farlo al posto tuo”. Un sollievo nel breve termine, una condanna nel lungo termine.

Ma allora, se nessuno può affrontare la vita al posto nostro, è vero che siamo in grado di cavarcela da soli in ogni situazione? No, non siamo in grado di cavarcela da soli in ogni situazione! E non perché siamo deboli, ma perché siamo esseri umani: siamo animali sociali, che hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere, fiorire e prosperare. Siamo fatti così, che noi lo vogliamo o no, l’evoluzione ci ha portato a questo, ed è una parte della nostra natura alla quale non possiamo sottrarci.
Ecco perché chiedere aiuto è un grande atto di umanità. Chi chiede aiuto non si sta arrendendo alle difficoltà. Sta utilizzando una meravigliosa risorsa che, in quanto esseri umani, abbiamo scolpita nei nostri geni, nella storia della nostra specie: la capacità di entrare in relazione e di fornirci supporto e conforto reciproco.

Andare dallo psicologo non significa essere pazzi, né tantomeno essere deboli: significa avere la capacità di accettare ed abbracciare l’umano bisogno di ricevere aiuto nei momenti di difficoltà. Significa avere il coraggio di immaginare una vita migliore – per noi e per chi ci sta intorno – e di investire tempo e risorse lavorando per essa. E a te, che hai mostrato o che mostrerai questo coraggio, io non posso far altro che mettere a disposizione tutte le conoscenze e le competenze che ho a disposizione e ringraziarti del privilegio di affiancarti in questa bella avventura di riscoperta di te stessǝ e del tuo mondo interiore. Perché andare dallo psicologo, il più delle volte, non vuol dire intraprendere un viaggio; vuol dire ritornare a casa

ANSELMO ZOCCALI